Il nuovo gioco…

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Ho già parlato prima di questo argomento, ora è giusto dargli un seguito. La signora che mi fece diventare giocatore attivo, in questo mondo, in fin dei conti, non fece altro che farmi conoscere fino in fondo dove mi avrebbe portato questo UNIVERSO!

Mi telefonò alle 18:00, stavo lavorando. Mi disse: “Devo farti conoscere delle amiche che probabilmente faranno di te il piacere in persona”. Ero eccitato all’idea di poter essere il centro delle attenzioni di anche solo due donne più grandi di me. Sapevo non ci sarebbe stato sesso, ma già solo l’idea, dopo svariati colpi dati a lei, non poteva che rendermi eccitatissimo!

Così, alle 8:30, la raggiunsi nel suo appartamento. Mi diede tre baci, mi sfilò il giubbotto e mi fece accomodare al tavolo già apparecchiato. Spense la luce, accese una candela e mi disse: “Ho bisogno che ti rilassi, tra poco dovrai faticare”. Aveva cucinato uno squisito piatto di pasta con le vongole, seguito da un bel bicchiere di quel vino bianco acquistato insieme in un’enoteca storica della mia città la settimana precedente. Per concludere: un piatto di cozze e il dessert. La cena fu, di per sè, ad alta carica erotica. La ricordo fasciata in un abito nero, molto attillato. I capelli rossi, non naturali, sciolti e ondeggianti sulle spalle; ai piedi un paio di scarpe col tacco rosso fuoco e, in volto, il suo sorriso…La situazione era rovente! Giunto il momento del caffè, me lo servì direttamente a tavola accompagnato da un bicchierino ghiacciato di limoncello.

Ad un tratto suonò il citofono. “Chi è? E’ già qui, salite!”. Mi apprestai a terminare quel che rimaneva dell’ammazza-caffè, ma con una mano mi fermò dicendomi: “Fermo lì, aspetta un secondo”. Salirono al piano quattro donne di mezza età; due molto ben tenute, le altre due portavano, invece, qualche segno del tempo ma, c’è poco da dire, la mia mente era già partita!

Una delle quattro donne si avvicinò a me, mi prese il bicchierino e si avvicinò alla mia bocca sussurrando “Questo sarà il tuo piacere stasera, più tardi toccherà a noi”. Con un colpo della mano, mi fece bere tutto d’un fiato quel limoncello gelido che, nell’arco di qualche istante, divenne bollente!

Mi alzai, le guardai e mi presentai. La mia età le sconvolse ma la padrona di casa, nei giorni precedenti, si era premurata di farmi un’ottima pubblicità. Da come mi aveva descritto, ero il Piacere in carne ed ossa. Si spogliarono davanti a me, tolsero giacche e pellicce e si sedettero sul divano. Tutte indossavano gonna, calze a rete e una manicure impeccabile. Tre di loro portavano anche un bel paio di occhi chiari.

La mia sub era accanto a me. Mi porse frusta e collare, si mise in ginocchio e mi pregò di agganciarglielo. Non avevo il diritto di negarle il piacere di sentirsi mia, nonostante quel nuovo gioco che mi stavo apprestando ad iniziare. La presi per i capelli e la tirai in piedi. La sua espressione era di sfida, ed era proprio lì che volevo portarla. Mentre le altre assistevano allo spettacolo, feci appoggiare le mani della mia sub al muro e, con molta violenza, inizia a far cadere i miei colpi sul suo culetto. Nel frattempo osservavo le signorotte parlottare e godere del momento. Così mi tolsi la camicia, girai la sub, la rimisi in ginocchio e mi feci toccare…le sue mani tremavano dal piacere e il suo viso mi chiedeva sempre più colpi.

La presi e la portai all’angolo opposto della camera facendola muovere a quattro zampe; le sue ginocchia strusciavano sul pavimento. Mi allontanai e mi fece raggiungere, sempre gattonando, mentre i suoi occhi mi guardavano. Mi misi in ginocchio davanti a lei e poggiai la sua bocca sul mio corpo, sui miei capezzoli. Cominciai a colpirla, forte. Sentivo il suo piacere correre lungo la sua pelle, ormai un brivido continuo. Le presi i polsi e li legai. La portai al termosifone. La legai lì: volevo che si godesse lo spettacolo. Le legai le caviglie in modo che le sue gambe fossero sempre aperte e pronte al mio piacere.

Mi avvicinai alla Bionda, la presi, la misi a pecorina sul divano. Cominciai a sculacciarla mentre le sue amiche attendevano il loro turno. Inizia con la mano destra e poi passai alla sinistra. A quel punto l’idea. Le misi tutte a pecora e cominciai a divertirmi con la frusta. Ad ogni colpo mi sentivo ripetere “Grazie DOM”. Non facevano altro che caricare il mio ego. Le tirai in piedi e presi il paddle, rosso, con incisa la scritta “I AM YOU DOM”, e cominciai a colpirle, una dopo l’altra, fino a quando la scritta non comparve, nitida, sulle loro chiappe chiare. Loro continuavano a ringraziarmi ad ogni colpo.

Decisi allora di farle mettere a terra, tutte in ginocchio, a pecore, con il culetto verso di me. Tirai fuori la corda di canapa: 80m di puro piacere. Lei i polsi uno a uno, e, sempre con la stessa corda, legai anche le caviglia, in modo da immobilizzarle. Presi, di nuovo, in mano la frusta e cominciai nuovamente a colpire. Una delle quattro, tra un urlo e l’altro, mi implorò di potersi toccare. Mi feci implorare a tal punto che la colpii talmente forte da non sentire il suono della sua voce. La slegai. Il suo piacere colava sul pavimento. La mia sub osservava con molto piacere il mostro che aveva creato.

Con la stessa frusta mi avvicinai alla mia sub. Con fare indifferente iniziai a picchiettare la frusta sul suo piacere. Ad ogni colpo gradiva…e ringraziava. Slegai tutte le donne e presi la Buonda. Le altre tre le obbligai a toccarsi a vicenda. Volevo vedere le loro mani scorrere sui loro corpi. Tirai su la Bionda, la presi per i polsi che le fissai dietro la schiena facendo passare la corda attorno alle spalle. Andai vicino alla porta. La aprii e legai la donna lì, in piedi, contro la porta stessa. Mi guardava con aria soddisfatta. Presi la frusta e la colpii sulle gambe lasciandole i primi segni. Continuai fino a che vidi due delle donne iniziare a baciarsi tra loro. Mi fermai ad osservarle.

Eravamo tutti incuriositi da quel momento “spontaneo”. Ma la situazione, da un momento all’altro, mi sarebbe sfuggita di mano. Così le separai, presi la Mora e la legai sopra al tavolino in cristallo del salotto, supina, a ripercorrere le forme della superficie, legata mani e piedi alle gambe del tavolino stesso. L’altra la feci invece sdraiare per terra, i polsi dietro la schiena, le braccia legate. L’occhiello di chiusura della corda nella sua bocca, così da obbligarla a tenere la testa leggermente riversa indietro. Presi la corda di cotone e le feci la mummificazione delle gambe. Il fatto di non potersi muovere creava in lei solo ed esclusivamente piacere.

Mancava  all’appello solo la donna “precoce”. Mi inventai di legarla alla gamba del tavolo, seduta, con le braccia in alto. Fissato in vita, un vibratore a microfono con la testa che poggiava sul suo clitoride ormai martoriato.

AVEVO IL PIENO CONTROLLO SU TUTTE. Niente poteva andare storto no?!

Recuperai la mia fidata frusta e cominciai, a turno, a colpirle tutte, infierendo sui loro corpi segnati dalle corde. Slegai la mia sub e la misi, nuda, sul divano a gambe divaricate. Mi spostai davanti a lei e iniziai ad accarezzarle i capelli mentre, con una mano, le feci avvicinare il viso ai miei pantaloni, facendole sentire il mio piacere attraverso il tessuto. Tentò, invano, di allungare una mano. Prese una frustata e capì che era zona off-limits. Continuai a dominarla. Sapevo che era il momento giusto per il mio trofeo…

Mi misi al centro della stanza e, mentre tutte mi guardavano, sfilai lentamente la cintura. La piegai a metà, feci mettere la mia sub a pecora e sferrai il primo colpo, secco, direttamente sul suo culetto. Lei mi ringraziò nuovamente. Slegai la signora legata alla porta, la misi a pecora sul divano e ripetei il tutto. Feci così con tutte. Ne avevo cinque davanti a me e la mia cintura suonava come non mai prima di allora. Era davvero troppo eccitante!

Ad ogni colpo infranto, i loro corpi diventavano sempre più rossi, nonostante chiedessero sempre di più…molto di più. Presi la signora che mi chiede, in precedenza, di toccarsi. La feci mettere in terra, a pecora. La sua mano sinistra toccava e stimolava il suo piacere. Io, mentre le altre ci osservavano, ripresi la cintura e colpii con veemenza le sue natiche, così da lasciare segni profondi che al tatto sembrassero delle cicatrici. Le lasciai molti lividi, ma mi ringraziò per ogni colpo ricevuto e per i suoi orgasmi.

Guarda tutte negli occhi e chiedi: “CONTINUIAMO?”. La mia sub guardò l’orologio e rispose: “Sono le 4! Domani lavoro”. La serata era passata molto velocemente. Giusto il tempo per rivestirmi e per un ultimo piccolo spettacolo da parte di due delle signore. Dopodiche via di corsa a casa.

Un nuovo gioco, si, eccitante…molto!
Chissà semmai ricapiterà!?