Chi di frusta…ferisce!

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Ricordo quando mi chiamò in piena notte. Il telefono vibrava ed io, nel letto con la mia ex fidanzata, mi alzai di corsa per rispondere, lontano dalle sue orecchie e dal suo sonno poco profondo. Corsi in cucina, chiusi la porta e risposi: “PRONTO, MA TI PARE IL CASO A QUEST’ORA?”
Era lei, in lacrime, poche parole e tanti striduli ansimi: “Abbiamo provato, avevi ragione, lui è come tutti gli altri”.

Racconto in breve. Lei, donna 40enne, ex sub del mio mondo, decide di staccarsi da me e si innamora di un uomo, DOM, 60 enne, molto passionale e deciso, mentale e molto carnale.

“Spiegami tutto, cos’è successo e cosa avete fatto!” e lei raccontò di questa “sessione” violenta, data dal momento e dalla sua continua foga nel farle raggiungere la safe-word.

Decisi di vestirmi e di raggiungerla, il mattino seguente, prima di andare a lavoro.
La raggiunsi con il furgone della ditta, in centro, e la portai nelle campagne del novarese, la spogliai e vidi che era piena di lividi. Insomma, più che una sessione era una vera e propria tortura!
Presi in mano il telefono e lo contattai, proprio per capire il perchè di quel gesto, ignobile e senza senso e lui con voce chiara mi disse: “TU FATTI I CA**I TUOI!”. Preso dal nervoso, chiusi il telefono, feci un account falso su facebook e lo contattai per giorni e giorni.

Una settimana dopo circa, lo incontrai, era sconfortato dal fatto di trovare me e non una ragazza e lo convinsi a vederci insieme, io lui e la signora in questione.

Ci trovammo al Motel Piranha, lui sapeva che io ero li per “visionare la situazione”, peccato che avevo tutto il mio bellissimo arsenale.
Durante una conversazione con lui, mi disse che gli sarebbe piaciuto tantissimo essere dominato da una coppia, e sentirsi UNICO. Io non ho fatto altro che accontentare le sue fantasie più estreme.

Entrammo in camera, soliti convenevoli del “vado io in bagno o tu”, mentre lei va in bagno, noi ci accingiamo a parlare a bordo della vasca idromassaggio interrata. Tra un “perchè l’hai fatto e perchè sei venuto”, decidiamo di fare a gara a chi ce l’aveva più grosso mostrando la propria dote con le idee bdsm. Io avevo solo 26 anni, lui ne aveva più di 60, ma la differenza di esperienza e qualità di esso, si sentiva!

Lei uscì dal bagno, con il suo completino rosso e mi porse i suoi polsi, in ginocchio. Lui indispettito mi chiese di allontanarmi ed io, lo feci. Mi misi su una poltrona in vimini, non tanto distante da loro ed osservavo. Lei di tanto in tanto mi guardava mentre lui, con la sua frusta, colpiva il culetto di lei, provocando dolore ed inutile “gioco”.

Così, lei, durante una pecora aggressiva, decide di spezzare il momento dicendo: “MA, VISTO CHE CI SIAMO QUI NOI, PERCHE’ NON TI FAI DOMINARE?”, lui con il rospo in gola rispose: VOI?
Io mi alzai e dissi: “Beh, ovvio, non sto di certo qua a guardare un vecchio che scopa una ragazza…”. Lui annuì.

Andai verso la mia borsa e tirai fuori la mia frusta nera, in ecopelle. Il profumo di quella pelle appena lavata e trattata era inconfondibile.
Lei si fece slegare e legò i polsi di lui dietro la schiena e lo mise a pecora, a faccia in giù toccando il copriletto e le sue mani toccavano le spalle mentre la testa di lui stava tra le gambe di lei. Io mi avvicinai e cominciai in primis a limonare lei, facendo sentire a lui quanto il mio piacere era lei e non il suo culetto peloso.

Mi spostai di circa un metro e cominciai a sferrare colpi, sulla sua chiappa destra ed urlava, un po’ di piacere ed un po’ di dolore. La sua voce era talmente alta che rintronava nella stanza. Lei e la sua faccia compiaciuta, erano un contorno eccitante di tutto il contesto.

Lo alzai, lei lo svestì, nudo. Presi dalla mia sacca la gabbietta di ferro per il pene e lei glielo appose, come fosse un preservativo.
Sempre con le mani legate, lo misi in mezzo alla stanza, in piedi, mentre accesi la vasca ad idromassaggio con l’acqua fredda.

Obbligai lei a mettersi in ginocchio davanti a lui e cominciare ad eccitare la sua parte fetish, cominciando a leccargli i polpacci per poi salire verso il suo culetto. Ad ogni leccata, io sferravo colpi e vedevo il suo giocattolo stringersi in quella morsa che gli impediva di gonfiarsi. Era in preda al panico, gocciolava sudore e piacere da ogni poro.

Lei decise allora, stando ai miei ordini, di passare la sua lingua attraverso le inferriate della gabbia e la sofferenza del porco, continuava ad aumentare mentre quel giocattolo bagnato che usciva dalla bocca di lei, cercava di leccare… e la mia frusta colpire, di continuo.

Lei si alzò, mi rubò la frusta dalle mani e cominciò a frustarlo sui capezzoli mentre io mi infilai i guanti in lattice.

La faccia di lui era epica, ma piena di voglia di sperimentare.

Le frustate si facevano sempre più forti e le mie mani picchiavano con forza il suo culetto ormai martoriato dai colpi di frusta.

Così, preso dal momento, mi spostai davanti a loro, li obbligai a guardarmi e slacciai con molta calma la cintura, la piegai a metà, andai da lei, la alzai, le tirai via la frusta, la misi di fianco a lui alla sinistra, mi misi dietro e cominciai a cinghiarli. Lei massaggiava il porco sempre lì, tra le inferriate di quella morsa infernale e di tanto in tanto lo baciava e gli chiedeva se andava tutto bene.

Lo bendai, le mani di lei lo tenevano stretto alla vita e lo buttammo legato nella vasca idromassaggio, gelida e con il motore acceso. Urlò fortissimo ma non poteva fare altro…IL PORCO.

Lo tirammo fuori, ancora bendato e asciugandogli il culetto, continuai a cinghiarlo finchè non urlò: CIOCCOFRUTTA (la safe-word di lei) che mi fece ridere e capitombolare a terra divertito!

Lo sbendai, lo slegai e guardandolo negli occhi gli dissi: CHI DI FRUSTA FERISCE, DI CINGHIA PERISCE!

E andai via.
Lei, non l’ho più risentita, chissà che fine ha fatto.

Spero per lei non abbia trovato un altro porco. 🙂