La mistress… switch?!

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Quando dico che nel BDSM c’è di tutto, lo dico perchè ci sono passato.
E sono qui a raccontare la storia di una ragazza che, si professava come Mistress. Una ragazza conosciuta online, poco più che 18enne, giocatrice di pallavolo, muscoli al posto giusto, bionda e occhi chiari.

Mi propose un caffè e poi, di farmi provare qualcosa. Io ero molto eccitato dall’idea di poterla vedere e perchè sarebbe stato un piacere vedere il suo savoir-faire da ragazzina cattiva.
Solo che lei non sapeva, che io avevo già avuto esperienza con una Mistress e per lei non finì come aveva sperato.

Ci trovammo davanti ad un bar di Novara, vicino alla stazione, entrammo, soliti convenevoli del saluto e si parte a parlare di esperienze passate. Non riusciva a tenere fisso il suo sguardo su di me e sui miei occhi, perchè continuava a cadere sulle mie mani, tanto elogiate.

Dopo 10 minuti di conversazione basata sul piacere di avere una sessione, ci dirigiamo all’Hotel lì vicino.

Saliamo in camera, telefoni in modalità silenziosa e porgo i miei polsi alla mistress, con un ghigno lungo tutto il viso. Lei guardandomi perplessa mi chiese: “Che c’è?”, io quasi ridendo le dissi: “Nulla, attendo!”.
“Io non ho mai legato, sai, di solito uso le manette, non ho mai fatto nulla di bondage. Spesso gli uomini si mettono in ginocchio davanti a me ed io agisco”.
In quel momento, guardandola negli occhi, scoppiai a ridere: “Ma come, non sei una Mistress? Obbligami a fare quello che vuoi, invogliami!”

Lei si allontanò, prese un collare, e me lo mise. Io la guardai negli occhi con fare soddisfatto e la invogliai a continuare. Prese le manette nere con il pelo bianco e me le chiuse. Mi ordinò di andare sul letto ed io mi misi supino attendendo ordini.

Una volta in posizione come voleva lei, si bloccò. “Mistress, che succede?” chiesi io.
“Il fatto di poter dominare un uomo che so che potrebbe farmi provare piacere utilizzando quelle mani mi crea non poco disagio” E si mise seduta di fianco a me raccontandomi come poteva e doveva essere secondo lei l’incontro.

Dopo mezz’ora di mea culpa, mi aprì le manette e mi levò il collare. Mi fece alzare, si spogliò completamente e si mise in ginocchio davanti a me. “Dominami, fammi santire le tue mani calde, te ne prego, signore” e chinò la testa verso il basso mentre i suoi polsi salivano verso il mio petto.

Tirai via la cintura e legai i suoi polsi alla parte bassa del letto lasciando scoperto il suo corpo al mio cospetto. Andai nella sua borsa e presi la sua frusta, nera, di pelle, lunga 1m circa. Pesante da maneggiare.
Raccolsi anche una gag-ball che sistemai sulla sua bocca ormai piena di parole elogianti nei miei confronti.

Mi avvicinai al suo orecchio sinistro, le spostai la gag-ball verso il basso e le chiesi: “Dimmi la tua safeword, Miss” “Cioccolato, Signore”. La riposi di nuovo sulle sue labbra e mi allontanai da lei. E cominciai a colpire, sempre più forte, incitando quel gioco unico ed avvolgente.

Slegai la cintura vedendo che aveva lasciato segni sui suoi polsi stretti e la buttai con poco garbo sul letto mettendole una mano sulla schiena, facendola ritrovare così a pecora, dandomi il suo bellissimo culetto.
Ripresi in mano la frusta e continuai il gioco di segni. Come sempre, quel suono ingrandiva non solo il mio ego.

Mi avvicinai, la presi per i capelli e la obbligai a girarmi, mentre quella gag-ball era ormai diventata un cumulo di saliva che colava sulle coperte rosse di quella camera. Presi le manette che aveva portato, e la legai alla testa del letto e le cavigliere tenevano aperte le sue gambe, come ad attendere un mio cenno.

Mi avvicinai, presi tra le mie dita i suoi capezzoli e cominciai a tirarli e girarli come in un gioco sadico.
Una mano scese alla ricerca del suo clitoride, come sempre, alla ricerca del suo godimento.
Mi allontanai e la frusta colpiva il suo clitoride ormai turgido di piacere.
Mi misi alla sua destra, lasciai la frusta sul letto e con la mia mano sinistra giocavo con il suo sollazzo, mentre, guardandola negli occhi, le dita della mia mano destra, entravano nella mia bocca piano, per poi andare in basso a giocare con il suo culetto ormai pieno di umori. Le mie dita erano un involucro di umori. Ed era bello sentirle bagnate, del suo piacere. Di tanto in tanto la mia mano sinistra colpiva il suo clitoride, schiaffeggiandolo, portando allo stremo la sua voce ormai stridula.
Dopo alcuni minuti, mi guardò negli occhi, strinse i pugni e urlando venne in uno squirting potentissimo. Era soddisfacente ed eccitante. Il suo corpo ed il suo fiato mi davano sempre più la carica per continuare.
I suoi battiti ormai erano alle stelle e lei raggiungeva fin troppo spesso il suo apice.

Ma come ben sappiamo, non mi accontento.

Le tolsi la gag-ball e la obbligai a controllare la sua venuta chiedendomi il permesso urlando durante l’apice una frase. Una punizione per aver provato e voluto provarci a dominarmi.

Continuai a muovere le mie mani mentre la mia voce si faceva sempre più bassa nella speranza di sentire una richiesta da parte sua.

“Signore, posso venire?” Dopo alcuni secondi di assoluto silenzio “No!”
“Signore la prego” “No, dimmi chi è il tuo Dom e chi ti fa godere così”
“Lei mio signore, ma la prego, mi faccia venire” “No.”
Dopo 3 minuti di preghiera le sussurrai “Esplodi…….ora!”
Uno zampillo si elevò, mentre urlava: “Sono la sua Troia, Signore!” e le mie mani continuavano a muoversi davanti e dietro lasciando libero l’orifizio del suo appagamento più alto.
Le sue preghiere diventavano sempre più frequenti ed il mio via libera era un suono al quale non riusciva più farne a meno.

La slegai completamente e avvicinandosi al mio orecchio mi sussurrò: “Ho bisogno di sentirla addosso, Signore”

Io rifiutai, ci rivestimmo e uscimmo dopo 4 ore.
Da quella volta non ho più voluto, anche per amor proprio, vedere e provare una mistress.

Le switch dichiarate sono le migliori. Ma giù le mani dal mio corpo. 😛