La ricerca del diverso

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C’è sempre un limite al cosa si voglia veramente fare e a quello che si può fare.
Ed è lì che casco sempre, anche io come figura dominante di un gioco o di un evento in particolare.
Quando mi presento a persone nuove, soprattutto chi mi chiede chi sono e cosa faccio, mi esprimo sempre in maniera molto semplice in modo da far capire a chiunque quale sia il mio ruolo, come mi esibisca e cosa sto cercando.

Una delle prime cose che dico, quando inizio una relazione BDSM è quella di essere tutto per la mia slave o per la presunta persona il quale poi avrà o meno quel bracciale tanto agoniato. Peccato che poi, andando avanti con il tempo mi rendo sempre conto che quel bracciale è sempre un modo in più per sentirsi obbligati (io in primis) a cercare nuove attenuanti per ribadire il concetto reale del bracciale stesso.
E’ capitato svariate volte di obbligare la mia slave a tagliare il bracciale, con il conseguente messaggio dell’abbandono del gioco o di un gioco più soft poi via via scemando. Ed una foto, che rimarrà nella memoria del telefono a ricordare quanto quel bracciale fosse più o meno importante. Per il gioco in sè stesso, sicuramente lo è stato.

Ma arriviamo al dunque. Il piacere di essere una slave, o per lo meno la mia slave, deriva dal fatto che si voglia più o meno le mani addosso o le mie attenzioni, le quali ultimamente scarseggiano su tutti i fronti.
Una cosa che odio in assoluto è l’essere messo in discussione, sulla mia presunta abilità di far qualcosa o sulla ricerca costante di qualcosa di nuovo per il mio piacere. Una sorta di confronto tra chi lo fa e chi cerca di farlo.
Mettiamo le cose in chiaro, perchè forse è arrivato il momento di farlo: se voglio fare una cosa, la faccio, a prescindere da e a cosa mi porterà il gioco in sè. Se una cosa non mi va più, la interrompo e molti sanno che sono capace di farlo. Non ho bisogno di nascondermi dietro ad un dito. Se è una cosa non più divertente a livello mentale, si interrompe con un secco “rivestiti” e da lì difficilmente cambio idea.

Se ho deciso di essere così come sono, anche dato dal fatto che ho avuto alcune esperienze tali da farmi diventare un master pressocchè mentale-sentimentale, ci sarà un motivo. E se questo motivo va messo in discussione perchè “alcuni master lo fanno in maniera diversa”, non avete che andare altrove. Se avete bisogno di quel tipo di dominio a livello fisico, siete liberi di andare dove più vi pare e piace.
Io sono così, come ho scritto in questo blog. Non ho bisogno di raccontare cosa vorrei. E’ tutto scritto!
La sub perfetta a livello fisico è colei che sprigiona ormoni anche solo in un messaggio.
La sub mentalmente perfetta è colei che sottomessa riesce a mettermi nelle condizioni di permettermi di giocare con la sua mente senza sentirmi messo in discussione o alla prova su alcune “abilità”.
L’ultima cosa che non è chiara, io non ho intenzione di mettermi a pari o a confronto di altri master. Essendo molto critico su me stesso e sugli altri, molto presuntuoso e permaloso, cerco sempre di correggere gli atteggiamenti se non si protraggono nel tempo diventando poi noiosi a lungo andare. Non ho mai oppresso la libertà di pensiero e non ho mai negato a nessuno la propria natura.
Non per questo sono alla ricerca di BRAT e non sottomesse per natura dove ogni cosa vada bene pur di ricevere piaceri fisici. Non ho bisogno di quello.

Questa è una mia riflessione e, bella o brutta che sia, vorrei da oggi non ritornare più su questo argomento e tornare a sentirmi unico…Unico per la mia slave.

“Certo, le parole non sono azioni; ma qualche volta una buona parola vale quanto una buona azione.”
(Arturo Graf)