La più veloce Delle sessioni

⌛ Questo articolo lo leggi in 4 minuti ⌛

Chi mi conosce sa bene che io alle sessioni, preferisco di gran lunga le relazioni. Durature, coinvolgenti e piene di dominazioni fatte per coinvolgere anche la mente più chiusa o perversa.
Ma una volta, preso dalla situazione, dedicai e focalizzai la mia attenzione sulla mia sub. Ed è quello che feci!
Mi trovò su un sito di incontri inglese, al quale ricordo di aver creato l’accesso qualche mese prima ma di aver acceduto solo 1 volta. Su quel profilo non avevo altro che una bandiera dell’Italia e una foto con me, in mutande.
La ragazza era di Milano, una 24enne molto carina, occhi azzurri e capelli castani, originaria di Lecce. Aveva questo accento milanese misto leccese molto fastidioso ma sapeva bene il significato di BDSM e sapeva come far eccitare qualsiasi uomo sulla faccia della terra.
Così ci siamo dati appuntamento a Milano, piazza Duomo, patria del “bacio appassionato sotto la Madonnina”.
Aperitivo offerto da lei in Terrazza Campari e poi, via, all’Hotel Visconti dove lei era cliente fissa.
Finito l’imbarazzo iniziale del “vado prima io in bagno”, comincia il corteggiamento.
Ricordo di essere uscito di casa quella volta, con un paio di Jeans scuri, una camicia bianca ed un maglioncino leggero, grigio, ma come si può ben immaginare, erano rimasti solo i pantaloni e la mia amatissima cintura nera di pelle.
Lei aveva un abito grigio, a maniche lunghe, con righe oblique che lasciavano intravedere molto le sue curve.
Cominciai a giocare con la sua mente, passandole la lingua sul collo, andando alla ricerca di brividi, che sentivo sotto le mie dita. I miei denti mordevano e lenivo subito dopo con un bacio, caldo, bagnato e pieno di voglia…
Io mi misi in ginocchio sul letto, la invitai a mettersi davanti a me, nella stessa posizione ma dandomi le spalle.
Allungai una mano, afferrai la mia corda di velluto e le portai dietro la schiena i polsi. C’era una luce soffusa che lasciava intravedere però che la sua posizione era una situazione già vissuta da un passato non tanto distante, per lei. Così, le cominciai a legare i polsi, con un certo rigore e precisione, stretti, tanto stretti.
Mi allontano di qualche centimetro e la guardo, lei cerca con i suoi occhi il mio corpo e vedo il suo profilo, bello, con gli occhi di chi non aspetta altro che sentirsi dominata, presa, rapita.
Presi la mia frusta, acquistata in un sexy shop della zona, di pelle nera, con una impugnatura molto eccitante al solo tatto e con frange lunghe, spesse.
Comincio con il colpire, forte, la sua parte destra, di quel culetto sodo. Lei non fa una piega, anzi, mi fa capire di essere un po’ più cattivo.
Così colpisco, il secondo colpo è più forte del primo e dal piacere si piega in avanti, come in una bellissima pecorina, con il viso affondato nel lenzuolo. Ed io, con lo sguardo soddisfatto, mi avvicino al suo orecchio e sussurro: “Devo continuare?” e lei rispose bisbigliando e annuendo: “Sì!”. Mi allontanai dal suo orecchio, la presi per i capelli e le dissi guardandola negli occhi: “Non ho sentito! Devo continuare?” e lei rispose a gran voce con tono convinto ed aria di sfida: “Sì, signore!”. Tenendole stretti i capelli nella mia mano, la colpii ancora una volta guardandola negli occhi e lei chiuse gli occhi in segno di piacere e si mordicchiò le labbra. Preso dal momento, la colpii altre 3/4 volte…

Sentivo il suo battito cardiaco farsi sempre più forte e il suo respiro diventare affannoso.

Le slegai i polsi, il tempo stava per terminare. Ma la alzai, la misi in piedi, la girai con la mani verso il muro sopra la sua testa, e vedendo il suo bellissimo culetto sodo che mi chiedeva piacere, cominciai a slacciare la cintura e misi una mano sul suo piacere. Era bellissimo sentirla gemere ad ogni tocco.
Tirai via la cintura da ogni asola dei miei pantaloni, mi spostai di fianco a lei e le dissi: “NON MI IMPORTA QUANTO TEMPO ABBIAMO O QUANTO PIACERE IO NON TI ABBIA DATO, TU DA OGGI MI CHIAMERAI “SIR”” e con un colpo ben assestato la colpii su tutta la larghezza di quel culetto, a dir poco eccitante. I segni rossi si fecero vivi ed io non potevo smettere lì.
Continuai a colpirla, con le mani tra i suoi capelli e di tanto in tanto andavo a lenire i solchi fatti dai colpi, con le mie labbra e la mia lingua, fino a lì, piacere verbale.

Ad un certo punto squillò il cellulare, il tempo era finito…. per lei…
MA NON PER ME…
“Pronto! Sì ciao!” e le mie mani si intrufolavano nel suo piacere come in un gioco senza fine…
“Sì arrivo!” e la mia frusta segnava il tempo di un gioco che doveva finire…
“Ok ci sono, a dopo!” e le presi il telefono, glielo scaraventai sul letto, la rigirai come in origine, con le mani al muro. Con la mia mano sinistra le chiusi la bocca e con la destra le mie dita creavano piacere, sempre più veloce, sempre più…MIA…
La sentivo tremare sotto i miei movimenti, fino a quando non si mise ad urlare e raggiunse l’orgasmo. Intenso, molto intenso…
Ci lasciammo con la promessa di rivederci prima o poi. Chissà…

Una cosa però l’ha capita, mai e poi mai rispondere al telefono in mia presenza, potrebbe diventare pericoloso da gestire…