La mia favola

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C’era una volta, un ragazzo di nome Simone, nato in una città del Piemonte, tra Torino e il confine Piemontese che porta alla metropoli di Milano.
Nel 2012 porta il suo piacere alle stelle conoscendo dalla porta retrostante un mondo alquanto nuovo ed eccitante. E da lì, non ne uscì più.

Vennero donne, coppie e uomini che vollero la sua mente, forse troppo aperta e perversa per certi giochi troppo semplici.
Ma lui era un ragazzo semplice, pieno di fantasia e amore da donare.

Era un sempliciotto, da sempre denominato ambiguo. Un ragazzo che dell’eterosessualità non importava molto. Ambiguo, si, la definizione giusta forse è “Diverso”. Probabilmente non esiste un etichetta corretta.

Racconta di aver provato tutto a livello sessuale e di non vergognarsi a dirlo. Era un ambiguo in fondo e non aveva bisogno di nascondersi nel giudicare un ragazzo o una ragazzo allo stesso modo.

Non amava le droghe, le disprezzava, come il fumo. Ma amava, amava tantissimo. Già, è questo il suo punto debole. L’amore.

Donne, neppure a parlarne. Ne sono passate molte. Eppure riempivano le bacheche dei social network con cuori e smancerie.

Ma lui era un uomo semplice. Talmente semplice che il suo unico piacere era CREARE PIACERE. Nella testa come nelle mutande.

Si scoprì poliamoroso. Di amore ne aveva da vendere…

Poi un dí di luglio arrivò lei. Alta, occhi azzurri e piena di cultura tanto da cambiare a stravolgere la sua vita.
Lei, è un pensiero fisso. Talmente fisso da diventare un tarlo, un esigenza.

Poi venne il coronavirus,e in questa emergenza era tanto lontana quanto vicina.
Pensava tutti i giorni a lei, nonostante le corde attorno al suo corpo erano un’utopia.

Una favola? Nah, troppo bella per essere una favola.
Ma una realtà.

Possono esserci tante donne sulle quali posso poggiare le mie mani, ma il mio amore al momento è univoco.

Voglio i suoi occhi… Ora.