Dolce Dormire…

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Capita spesso di iniziare a giocare o a stuzzicare verso fine serata, o comunque quando la soglia dell’attenzione è più bassa rispetto al resto della giornata.
Per chi mi conosce sa che, appunto, la maggior parte del sesso bello avviene verso sera, o notte addirittura, mentre il dominio bello avviene quasi sempre di giorno.
La luce naturale illumina gli occhi, non per questo le mie slave hanno gli occhi chiari. Alcune chiarissimi. Una in particolare, oltre ad essere belli, parlano da soli.

Ma non è questo il caso. Era sera, faceva un freddo becco. Erano circa le 10 quando, girando per la città, dopo un caffè al solito Bar salotto delle vicinanze di casa, mi arriva un messaggio: “Ehy, ho voglia, ti va di venire da me?”
Abitava non molto distante dal posto nel quale bevevo il caffè, così lasciai la macchina, salutai tutti e mi incamminai.

Messaggiando, non solo la mia voglia saliva, ma veniva sempre più fuori la prepotenza di volerla sotto le mie mani. Mi aveva cercato lei in fondo.

Quasi arrivato sotto casa sua, tra i vari messaggi mi arriva un “Si ma vieni con qualcosa di utile!”, io ero li senza nulla. La cosa mi impanicò per qualche secondo.

Suono al citofono, mi apre, entro, chiudo il portone, faccio 6 scalini e trovo la porta di casa sua socchiusa come ad aspettarmi.

Apro la porta, lei non c’era. Chiudo la porta, senza salutare, spengo la luce e attendo una sua reazione. Arriva, cerca l’interruttore per accendere la luce, mano al collo, altra mano sulla bocca e la sbatto al muro: “Sssh, sono qui”. Dalla mano sul collo sentivo il suo cuore battere fortissimo. Tirai via la mano davanti alla bocca, le misi una mano tra i capelli e la obbligai ad andare in ginocchio portandola a 4 zampe in camera dove una volta entrato, spensi la luce accesa da lei che si stava truccando nel frattempo che entravo in casa.

Nel buio, la alzai in piedi, mi avvicinai con la bocca al suo orecchio e le sussurrai: “Hai così tanta voglia, troietta?” e con la mano in pieno volto la spinsi sul letto. Il suo respiro affannoso mi lasciava poco a cui pensare. Con una mano frugai in giro alla ricerca di una maglietta o qualcosa che potesse assomigliare ad un panno per coprirle gli occhi, invano. Tirai via la mia camicia, la feci su a salsiccia e la legai sui suoi occhi mettendomi su di lei a pieno contatto con la sua bocca verso il mio piacere, come ad azzittirla, mentre le facevo sentire attraverso la tela degli stessi, il mio apprezzamento verso di lei diventare sempre più duro e lungo.

Scesi dal suo corpo, e accesi la lampada che teneva sul comodino, le tirai via la camicetta rossa e le strappai il reggiseno vedendo la sua lingua bagnare le sue labbra. Le levai i pantaloni in un sol gesto strappando via le mutande con un colpo secco stringendole tra le dita. Era nuda, di fronte a me con la mia camicia sugli occhi. Uno spettacolo.

Per terra, ai piedi del letto c’era una prolunga, bianca, elettrica, circa 3 metri.

La presi, afferrai i capelli di lei, la obbligai a mettersi in ginocchio con le spalle rivolte a me e le legai i polsi, stretti, continuando a strusciarmi su di lei e facendole sentire l’interesse. La buttai in avanti con un colpo a mano aperta sulla schiena, trovandosi a contatto con il letto, cercando l’aria spostando la testa da destra verso sinistra.

Mi allontanai, andando in cucina e aprendo il frigo notai che non aveva molte cose filiforme con i quali potermi divertire. Così decisi di prendere una pera, di quelle lunghe e dure, che aveva sul tavolo della cucina, proprio di fianco al frigorifero. Le tirai via il picciolo e la lavai. Dopo averla asciugata, riprendo in mano la situazione dirigendomi in camera, in silenzio, facendo sentire la mia presenza con uno schiaffo sulla chiappa sinistra mentre mi implorava di prenderla.

Mi avvicino al suo viso, le levo la benda in modo che potesse guardarmi, passo la pera nella mia bocca usando la lingua con molta calma e riempiendola di saliva. Con uno sguardo fisso, sposto la pera dalla mia bocca e avvicinandomi alla sua ormai bagnata cavità, solo appoggiandola, esplode in un orgasmo, che si conclude in doppia battuta una volta che aveva varcato la soglia del suo corpo.

Quella pera, avanti e indietro creare non solo un piacere fisico e mentale a lei, ma anche un piacere e un bisogno innaturale nei meandri del mio cervello pieno di controllo e piacere.

Spostando la pera e leccandomi le dita, le infilo andando a sfiorare ripetutamente con il palmo della mano il suo clitoride. Bagnato, pieno di voglia.

Con un colpo la butto sul lato, obbligandola ad aprire le gambe e lasciarmi entrare mentre lei guardava costantemente il mio piacere turgido attraverso i pantaloni. La mia mano destra era dentro di lei toccando il suo punto di estremo piacere con il palmo a fare da combo, mentre le dita della mia mano sinistra passavano nella mia lingua dell’attesa di entrare finalmente nel suo piacere retrostante.

Entrato con l’indice, il suo ansimare e il suo raggiungimento dell’orgasmo diventava sempre più veloce, convincendomi in maniera silenziosa ad aprirle quell’orifizio anche con altre dita. I suoi orgasmi multipli erano diventati un acquitrino per quel letto ormai in condizioni da lavatrice, ma pieno di suoi umori e profumi.

Dopo svariati colpi, i suoi occhi cominciavano a chiudersi e i suoi orgasmi diventare sempre più lunghi e faticosi, cadendo in un sonno profondo, chiudendo ovviamente le gambe.

Mi alzai, la guardai con fare soddisfatto, le slegai i polsi, le misi una coperta e spensi la luce mentre lei dormiva con un sorriso stampato in faccia e la bava ancora attaccata alla bocca.

Scrissi un bigliettino e glielo lasciai attaccato alla porta, sulla bacheca in sughero.

Chiusi la porta e me ne andai.

“A sto giro, pago io…
Buonanotte… MrSix”